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III giorno-23 novembre

A nord di Dakar c’è il lago Rosa, Lake Retba, che dista solo un chilometro dall’Oceano Atlantico, circondato da corridoi di dune di sabbia.
Con una jeep attraversiamo una terra arida, tra villaggi di pescatori: assaporiamo la vera Africa, un’ Africa priva di stress che, malgrado la sua povertà, si fa amare.
Nel lago c’è una micro alga, la Dunaliella salina, che prospera in ambienti ad alta salinità e produce un pigmento rosa tramite il quale si protegge dalle radiazioni ionizzanti del sole e dona un’incredibile colorazione rosa al lago. Che delusione! Il lago Rosa non è più rosa. Durante la stagione delle piogge è piovuto tantissimo e si è abbassato notevolmente il grado di salinità per cui la micro alga insieme ai batteri non hanno avuto una vita facile. Il lago è una grande risorsa per le popolazioni autoctone che staccano il sale dai fondali e lo fanno asciugare a riva: il posto oltre ad essere affascinante è fonte di sostentamento. Per il momento basta chiudere gli occhi e il lago, come per magia, diventa rosa.

Proseguiamo in direzione Saint Louis. Incrociamo diversi villaggi di pescatori, ma noi ci fermiamo a quello di Kayar, uno dei centri di pesca artigianale più importanti del Senegal dove il mare è tra i più pescosi del mondo. Non ci sono grossi pescherecci, come quelli che siamo abituati a vedere nei nostri mari, ma una distesa di decine e decine di piroghe dai colori sgargianti che brillano al sole. Alcune sono a riva, altre sono in acqua, cullate dall’oceano, che attendono il loro turno per ritornare a riva e scaricare il pesce. Assistiamo ad una lenta processione di uomini con casse piene di pesce in testa che ritornano a riva e scaricano il pescato sulla sabbia. Parte di questo pesce va al mercato e parte viene essiccato. Vengo colpita da alcuni bimbi che raccolgono qualche pesce caduto dalle cassette e scappano via: è la cena per la loro famiglia. Il mio cuore, ancora una volta, va in frantumi. Momenti di vita a cui non siamo abituati e che catturano l’anima. È un’attività straordinaria e frenetica…mi perdo in questa spiaggia e cerco di godermi ogni istante immortalando, dove possibile, qualche immagine. Tutti nel villaggio collaborano: hanno un grande senso della comunità.

Siamo sulla strada n.2, in direzione Mauritania, tra baobab, cedri, col cui legno vengono costruite le piroghe, e tantissimi venditori di frutta. Quanti carretti, trainati da asini, che trasportano merci e persone! Sto respirando l’atmosfera di una cultura tutta da scoprire: non bisogna mai dimenticare che tutto ciò che non abbiamo mai visto lo troviamo dove non siamo mai stati.

Arriviamo a Saint Louis, la prima capitale dell’ovest, tra deserto, savana, fiume, oceano, baobab, palme e acacie. Mi trovo tra la zona del Sahara e quella della savana, nella regione geografica denominata Sahel, l’area più vulnerabile del mondo per gli effetti dei cambiamenti climatici: è qui che sono accentuati fenomeni come desertificazione, siccità e alluvioni con drammatiche conseguenze sulla popolazione. 

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