IV giorno- 24 novembre
Sveglia alle prime luci dell’alba. A circa 60 chilometri da Saint Louis visitiamo il parco nazionale Djoudj dove facciamo un’escursione in piroga. Il parco, delimitato dalle dune del deserto da una parte e dal delta del fiume Senegal dall’altro, è una delle riserve ornitologiche più importanti del mondo. Ci troviamo esattamente sulla riva sud-orientale del fiume.
Nel parco ci sono circa 400 specie di uccelli e ogni anno, da novembre ad aprile, circa tre milioni di uccelli transitano in questo parco. In gran parte sono uccelli migratori che dall’ Europa attraversano il deserto per svernare in quest’area. In questo santuario ci saranno molte delle nostre rondini che, a stormi, hanno attraversato il Sahara e si sono fermate qui o più a sud del continente. Il parco accoglie colonie di fenicotteri e pellicani e poi ancora gabbiani, aironi, ibis, pagliaroli, aquile e cormorani. Tanti cormorani si asciugano le ali al sole e ciò mi fa fare un volo virtuale alle Galapagos, uno dei più bei viaggi naturalistici che io abbia fatto. Erano numerosi i cormorani nelle isole di Isabela e Fernandina, ma non erano in grado di volare…erano, tuttavia, degli abili nuotatori.
Con la piroga ci siamo avvicinati alla riva del fiume, ma non abbiamo avvistato nessun coccodrillo.
Tra questo parco e il deserto sabbioso c’è Saint Louis, la prima capitale senegalese fondata dai francesi nel 1600, che fu un importante centro di commercio, per la sua strategica posizione, di oro, gomma arabica, avorio e schiavi. Si estende su un’isola collegata alla terra ferma da un ponte mobile Faidherbe, simbolo della città. È qui, all’hotel de le Poste che alloggiò Antoine de Saint-Exupery, l’autore del “Piccolo principe”che tra queste dune dorate e deserti sabbiosi trovò ispirazione per il suo famoso racconto. Saint Louis ha un fascino tutto suo: un po’ Venezia, un po’ l’ Avana.
Partiamo alla sua scoperta a bordo di un calesse, procediamo lentamente e mi guardo intorno con stupore cercando di cogliere ogni dettaglio. Le strette stradine del centro, i palazzi colorati, alcuni del quali costruiti a metà del 1600, sono testimoni del suo passato coloniale. La città vecchia è piena di vita ed è proprio qui che si assapora, ancora una volta, la vera povertà che ha gli occhi di tanti bimbi che vivono in anguste case insieme a pecore e capre. Incrociamo tantissimi carretti trainati da asini: una quotidianità semplice in continua mutazione che offre incantevoli sorrisi. In questi posti si impara ad amare la vita.
Ci fermiamo al porto antico dove la bellezza del paesaggio viene deturpata da cartacce, vetri e bottiglie di plastica. Questa assurda contaminazione ci fa compagnia per tutto il viaggio. Occorre sensibilizzare maggiormente la popolazione al fine di migliorare le loro condizioni di vita: si fa molto poco.
Decine di piroghe una accanto all’altra sono pronte per salpare: il pesce pescato verrà lavorato e in parte anche essiccato. Mi guardo intorno: vedo una meravigliosa cartolina illustrata che sarà conservata per sempre nell’archivio della mia mente.