Ecuador & Galàpagos: leggi il diario

XV giorno

In mattinata siamo a Floreana, l’isola dove vengono a deporre le uova le tartarughe marine. Dopo aver fatto un giro in barca col fondo di vetro e ammirato la flora e la fauna sottostante in estrema tranquillità, con il panga raggiungiamo la spiaggia, con sbarco bagnato, e visitiamo Post Office Bay: lo storico barile che nel XVIII secolo fungeva da ufficio postale. I balenieri lo utilizzavano come cassetta postale… la tradizione continua, in molti visionano le missive custodite. Nel pomeriggio, dopo un bel riposino, sbarco ancora una volta bagnato a Punta Comorantper: la spiaggia ha una colorazione verde per la presenza di cristalli di olivina ed ha, perciò, un fascino particolare. E qui, ancora una volta, andiamo alla ricerca dei fenicotteri, ma nella laguna di acqua salmastra scorgiamo soltanto qualche airone e vari uccelli costieri. Ritornati in spiaggia, a riva ci sono numerose razze che ci impediscono di mettere i piedi nell’acqua. Oggi tutto relax, ma con un fuori programma serale: dal panga scivolo e mi ritrovo in acqua. Per fortuna la mia attrezzatura fotografica è salva.

XVI giorno

Dopo sette ore di navigazione, ancora una volta dondolanti, arriviamo a Isabela, l’isola che deve il nome alla regina Isabella di Castiglia che finanziò il viaggio di Colombo. Sbarco asciutto in un campo di lava, un vero ed immenso deserto lavico tra i due vulcani più attivi delle Galapagos: il Cerro Azul e la Sierra Negra.
Ci troviamo di fronte ad un paesaggio lugubre, sembra il regno di Lucifero. Camminiamo su della lava a corda: dopo l’eruzione la lava si è increspata e ha formato delle pieghe che unendosi hanno formato dei particolari disegni.
Questo flusso di lava è interrotto da diverse lagune ed ecco che in una di esse, come se spuntassero dal nulla, vediamo due fenicotteri rosa le cui  sagome si proiettano nelle acque salmastre. Finalmente i tanto attesi fenicotteri: non è un miraggio e non è nemmeno opera della fata Morgana.

Ritorniamo sulla Pinta e dopo un po’, con un panga, facciamo un’escursione tra le mangrovie e tra queste acque ci sono mante rossicce e nere, squali, pinguini, tante tartarughe marine, numerosi pellicani e cormorani non volatori sulle rocce. E’ strano vedere i pinguini all’equatore: c’è un’intera colonia grazie alla corrente che proviene dall’Antartide. Le tartarughe non si concedono alle nostre macchine fotografiche: giocano a nascondino, ma Giovanni finalmente, dopo tantissimi tentativi, riesce a riprendere una sula che pesca in picchiata. Una scena meravigliosa difficile da catturare: è veramente soddisfatto. La notte passata in bianco è solo un lontano ricordo, non avvertiamo nessuna stanchezza tanta è la gratificazione di queste immagini. Partiamo subito, prima del pranzo alla volta di Fernandina e appena sbarcati a Punta Espinosa ci rendiamo subito conto dell’incontaminazione dell’isola, la più giovane dell’arcipelago e la più occidentale, dove non sono stati introdotti dall’uomo mammiferi.

Ci accoglie un cormorano con le ali aperte: sembra un abbraccio fraterno, un benvenuto amici. E’ uno dei tanti cormorani non volatori dell’isola che si asciuga le rattrappite ali al sole. L’evoluzione dei cormorani è una vera lezione sull’evoluzione, hanno perso l’uso delle ali in quanto non utilizzate in assenza di predatori terrestri e hanno invece sviluppato le forti zampe. Un organo non usato tende ad atrofizzarsi, l’evoluzione ha modellato e continua a modellare, sulla terra, la vita di ogni singola creatura. Lo spettacolo molto suggestivo che ci appare è indescrivibile: un mare limpido e piatto che forma tra le pietre laviche laghetti dove nuotano piccoli pesci. Camminando su questo terreno lavico ci imbattiamo in immense colonie di iguane ammassate le une sulle altre: siamo a pochi centimetri da loro, ci ignorano. Sembrano senza vita, pietrificate come la lava che sembra aver preso le sembianze di questo rettile: le regole della natura si sono forse capovolte? Le emozioni si intensificano con la vista di tantissimi piccoli di leone marino, nati da poco, che cercano di succhiare il latte e le loro madri li allontanano  con la pinna e con il muso: sono troppo stanche per il travaglio forse del loro primo parto. Hanno solo voglia di dormire e di riposare. Ci possiamo avvicinare un po’ di più  perché non c’è il maschio dominante: è sicuramente in mare.

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