Ecuador & Galàpagos: leggi il diario

Sulla rotta di Darwin

I giorno

Con un volo della compagnia Iberia da Roma raggiungiamo Madrid.

II giorno

Con un altro volo di linea da Madrid raggiungiamo Quito dopo ben undici ore di volo tra intense turbolenze alle quali oramai non faccio più caso: la paura di volare è un ricordo molto, molto lontano. Dopo tanti voli, che mi hanno portato in giro per il mondo, riesco anche a schiacciare un pisolino e a sognare con la testa fra le nuvole. Conosciamo subito, in aeroporto, i nostri compagni di viaggio e la nostra guida Monica che ci accompagna all’ hotel Hilton.
E’ tardi ma ancora non è buio e con il preciso scopo di azzerare il fuso orario usciamo e, desiderosi di assaporare la prima aria ecuadoriana,  girovaghiamo per qualche oretta senza una meta precisa. Siamo sette ore indietro rispetto all’Italia e sappiamo benissimo che non possiamo essere vittime del Jet lag: il nostro corpo deve resettare l’orologio biologico al più presto e seguire la nuova routine. Dobbiamo rimanere svegli finché è giorno e adattarci al più presto al nuovo ritmo luce – buio: domattina dobbiamo essere in forma in quanto inizierà la nostra avventura.


Ritornati in hotel stento ad addormentarmi ed ecco che sogno ad occhi aperti: mi rivedo bambina, nei primi anni 60, incollata davanti alla tv a seguire con gli occhi sbarrati le avventure della nonna del corsaro nero. Erano quelli gli anni in cui la televisione era un punto di riferimento importante e tramite essa mi sono avvicinata ai romanzi di Salgari che, durante la mia adolescenza, hanno fatto di me una visitatrice, oggi direi virtuale, che sognava giungle e luoghi avventurosi: viaggiavo attraverso le pagine dei suoi libri e imparai a conoscere, tramite i suoi romanzi, terre lontane e selvagge.Quella bimba crescendo sognava il suo principe azzurro che presto avrebbe conosciuto e con il quale avrebbe avuto una vita non certo monotona.

III giorno

Partiamo, dopo una ricca prima colazione, per il tour della città di Quito. Quito è situata alle pendici del maestoso vulcano Pichincha, la montagna che bolle, nel cuore di un’alta e stretta valle andina. Il  centro storico, ricco di numerose testimonianze del suo passato coloniale, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco: è, infatti, una delle più belle e suggestive città del Sud America.
Fu fondata nei primi anni del 1500 sulle rovine incaiche lasciate dal generale Ruminahui che non volle consegnare la città ai conquistadores, ma preferì bruciarla.
La nostra prima sosta, a piedi dall’hotel, la facciamo al museo del Banco Central dove  ammiriamo una collezione archeologica di  arte  incaica e preincaica: ceramiche, statuine, maschere funebri e una mummia. Monica ci illustra i reperti più significativi e attraverso essi ripercorre, con una certa bravura, la storia del paese dall’epoca precolombiana al periodo coloniale.

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