Sudafrica: leggi il diario


Con Simone osserviamo il mondo circostante alla ricerca d’immagini surreali. Non pensa più di avere una nonna pazzerella, ma è stupito e mi rivela che ha molte cose in comune con me: da grande vuole studiare la natura. E’ gratificante osservare e rendersi conto che la natura stessa ci invia messaggi di pace, di amore e di tolleranza. Attraversiamo strade sterrate e poveri villaggi e finalmente arriviamo al punto d’incontro con i ranger, come da programma, che ci accompagnano al nostro lodge: ci aspetta uno dei suoi eleganti chalet.

In questi giorni, con i ranger, facciamo diversi safari sia all’alba sia nel pomeriggio fino al tramonto. I fotosafari rappresentano uno dei momenti più emozionanti del nostro viaggio. Ammirare e immortalare, armata solo di macchina fotografica, gli animali nella savana mi fa toccare il cielo con una mano. Ora, con l’esperienza, ho acquisito un grande autocontrollo; lontano è il ricordo di quell’orso in Canada quando, vittima “della sindrome di Stendhal”, fui incapace di scattare una foto. L’ambiente è magico: soli a contatto con la natura tra stradine sterrate e monoliti che creano uno spettacolo a dir poco eccitante.
Ho modo di fotografare: elefanti, giraffe, cobi, bufali, rinoceronti, impala, antilopi, gazzelle, facoceri, sciacalli e un cane selvatico che sbrana un impala.

Nessuna traccia del re leone anche se Simone, in preda ad una grande euforia, con la trasmittente del ranger invia un SOS di ricerca. Che ridere!
In questi safari viviamo esperienze insolite: una gomma bucata e un fuoristrada in panne. Scendiamo due volte dal veicolo in prossimità di alcuni rinoceronti e di un pitone…povera Paola e la sua fobia. E che dire quando, circondati da elefanti con i loro piccoli, ci fermiamo e aspettiamo, per più di mezz’ora, il loro passaggio? Cosciente di essere al sicuro con i ranger sono totalmente assorbita dalla bellezza della savana che il tempo perde di rilevanza e la natura diventa uno specchio, dove vedo me stessa carica e con una gran voglia di agire: mi sento una ragazzina. Un viaggio come questo insegna molto e mi auguro
che il nostro piccolo esploratore inizia a percepire queste grandi sensazioni. La natura, in stretta simbiosi con l’uomo, e la visione di un mondo multietnico apriranno, sicuramente, i suoi orizzonti.

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