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1 Novembre

Costantina – Timgad

Siamo ad est di Algeri, a Costantina la città dai ponti sospesi, nei pressi delle più imponenti vestigie romane ben conservate del paese.
L’architettura dei ponti che attraversano il fiume Rhumel è spettacolare: sono ponti del XIV secolo con archi in mattoni circondati da imponenti e profonde gole che regalano viste mozzafiato. La città fu capitale del regno di Numidia, poi romana e poi bizantina, e fu Costantino il grande che, nel 312 d. C., le attribuì il nome di Costantina. Visitiamo il palazzo del Bey, un vero gioiello, in stile moresco, dell’arte arabo-musulmana con ampi cortili e bei porticati che ricorda l’ alcazar di Siviglia, ricco di affreschi policromi che narrano dei viaggi del Bey, personaggio della resistenza contro l’invasione francese.
Infine andiamo nella moschea, capolavoro dell’architettura islamico- africana i cui minareti superano i 100 metri. Con i nostri abbigliamenti appropriati e senza scarpe entriamo nel suo interno dove alcuni musulmani pregano e sono in raccoglimento. La moschea è lo specchio di una cultura millenaria e in essa si respira un’aria mistica mentre un senso di pace e di armonia cattura la mia anima. Ogni luogo di culto di qualsiasi credo religioso riesce a placare il mio spirito ribelle e a rasserenarmi.

Dopo aver visitato a Boumia il mausoleo numidico semicilindrico di Madracen, del quarto secolo a. C., raggiungiamo Timgad, la Pompei d’ Africa. Questa città fu una colonia romana fondata da Traiano nel 101 d.C. che, abbandonata quando finì l’epoca bizantina,  successivamente fu interamente ricoperta dalla sabbia del Sahara che ha favorito l’ottimo stato di conservazione. Gli scavi che portarono alla luce questa splendida oasi nel bel mezzo di una zona arida iniziarono nella seconda metà dell’ottocento. 

Si fa un grande viaggio a ritroso nel tempo e si ritorna a quell’epoca gloriosa per i  Romani quando Timgad era un importante centro di commercio, per la sua posizione strategica. La potenza di Roma si vede nell’arco di Traiano che sostituì, sul lato occidentale, una delle quattro porte d’ ingresso alla città. Tra le rovine son ben visibili il cardo che non attraversa tutto l’abitato ma termina all’incrocio col decumano dove c’è un colonnato corinzio. Una città immensa con strade lastricate con pietre rettangolari con un grande foro, terme, bagni, latrine, meridiane, palestre, templi, basiliche, una vasta biblioteca, un teatro, domus e “ dulcis in fundo” un luogo dell’amore libero. Memorabile nel foro la scritta: andare a caccia, fare il bagno e giocare.  La quintessenza del piacere per tutti quelli che avevano difeso l’impero romano.

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