27 ottobre
Djanet – Sahara
Da Djanet, la capitale Tuareg della regione, dove si trova il nostro hotel, in fuoristrada, raggiungiamo Timras, una selva giallo-rossastra di arenaria, un vero labirinto roccioso ricco di guglie, di archi e di svariate formazioni dove sembra esserci scritto il nostro passato. Osservo le rocce e intravedo strane figure , dei volti atavici con i quali ho tanta voglia di dialogare. Sono loro i testimoni di un antico passato fatto di lotte sovrumane e di un presente che appare privo di memoria storica. Sarà possibile un mondo senza guerra? Occorre conoscere la storia per opporsi alle guerre che affliggono l’umanità. L’ Africa, in cui mi trovo e che tanto amo, è il continente più martoriato da esplosioni di odio e di violenza. Che dolore! In quest’area del Sahara sono presenti numerose incisioni e pitture rupestri di ben ottomila anni fa risalenti al periodo in cui questa zona brulicava di vita sia animale che vegetale.
Qui si evolsero diverse civiltà preistoriche i cui uomini dipinsero, nelle pareti arenarie e nelle grotte, quella che oggi viene chiamata la Cappella Sistina del Paleolitico. Un vero e proprio museo a cielo aperto con scene di caccia, pastori con le loro mandrie, divinità, lotte tribali, elefanti, giraffe, cavalli e tanti altri animali in quella che allora era un’estesa savana.
Proseguiamo per il Tikaouine, una foresta di picchi di rocce e dune di sabbia rossa. Spettacolare l’arco a forma di elefante seduto: un vero gioiello naturale scolpito dal vento e dalla sabbia. Mi trovo in un mondo immutato da millenni, in un palcoscenico dove, nell’assoluto silenzio, si assaporano sublimi emozioni che solo il deserto può trasmettere, un deserto unico al mondo con immense montagne di arenaria e valli che celano profondi canyon. Questa è la vera essenza del deserto che attraverso le sue dolci forme, i suoi infiniti spazi e l’assoluto silenzio regala un’ indescrivibile pace interiore. Mi sento leggera come una libellula o meglio come un granello di sabbia e, avvolta da questo silenzio quasi innaturale sono ben connessa col il mio io e ciò mi tranquillizza e mi dà una grande carica energetica che mi consentirà di affrontare meglio la quotidianità. Faccio mio un detto dei Tuareg: Dio ha creato il deserto perché gli uomini scoprissero la propria anima.
Sui fianchi delle colline è facile imbattersi in antiche tombe solari del neolitico con un tumulo centrale e con due cerchi concentrici di pietre. Appaiono come giganteschi e insoliti monumenti di un grande passato. Cominciano a calare le tenebre: la luna fa capolino tra le foreste rocciose mentre il sole, almeno per questa sera, non vuole regalarci i suoi magici bagliori.