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29 ottobre

Djanet – Erg  Ad Mer

Sempre in fuoristrada verso le regioni del sud-est che offrono i mille volti del deserto con le vaste sabbie di Erg  Ad Mer che sono ritenute le più belle del Sahara. Lungo il tragitto facciamo una sosta in un grande bazar giusto il tempo per osservare e comprare qualche oggetto di artigianato e poi ancora a fare una foto ricordo vicino ad un elefante pietrificato che di ancestrale ha ben poco. Si viaggia in un’altra dimensione e mi sembra di toccare con mano le nostre origini, l’ alba dell’uomo. I colori del mare di sabbia rosata sono di grande fascino, un caleidoscopio eccezionale che si estende per oltre cento chilometri. Che spettacolo!
Dopo aver osservato un’ennesima tomba solare ecco che in lontananza avvistiamo un bosco di acacie ben allineate immerse in uno specchio d’ acqua. Man mano che ci avviciniamo ci accorgiamo che gli alberi sono pochi  e ben distanziati tra loro. È solo un miraggio, una meravigliosa illusione ottica.
Ci troviamo a soli cinquanta chilometri dai confini della Libia e del Niger… quanta strada abbiamo fatto!

Concludiamo la giornata a Tigharghart nel sito della vacca che piange, un vero capolavoro neolitico dell’arte rupestre del Sahara, una spettacolare incisione che rappresenta il processo di desertificazione iniziato ben 140000 mila anni fa e la sofferenza degli animali con la scomparsa dell’acqua. Sembra un’opera di Picasso che, nell’immaginario , ha voluto omaggiare il deserto. Sto vivendo davanti a queste incisioni, che resistono alle intemperie da millenni, forti emozioni mentre un caldo venticello accarezza il mio volto.

Domani lasceremo il deserto, luogo di pace e di riflessione, e custodirò dentro di me ricordi indelebili che mi accompagneranno per il resto della mia vita. Non dimenticherò mai il sorriso dei nostri amici tuareg, le meravigliose tavolate nel deserto e quel bicchiere di tè a fine pasto. Per i Tuareg il tè nel deserto è una vera cerimonia con la quale augurano buona fortuna a tutti i viaggiatori. L’ uomo Tuareg non si separa mai dalla sua teiera e, secondo la tradizione, il tè deve essere servito tre volte: la prima volta è amaro come la vita, la seconda dolce come l’amore e la terza soave come la morte.

Nel deserto si sente il vero respiro della natura e ci si sente pietra tra le pietre e, come diceva Camus, l’uomo non deve vivere separato dal mondo ma deve vivere in armonia con esso. In questi luoghi non abbiamo bisogno di indossare maschere…davanti alle opere di Madre Natura ci sentiamo noi stessi e non fingiamo.

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