Usa 2012: leggi il diario

“Guarda come la natura, gli alberi, i fiori, le piante crescono nel silenzio, guarda le stelle, la luna, il sole come si muovono nel silenzio.” ( Madre Teresa )              

I rumori isolati dell’uomo s’intromettono con rispetto e venerazione  in questa quiete.         
Ci stiamo avvicinando allo Yellowstone, attraversiamo ancora interminabili praterie, zone semidesertiche che non lasciano intravedere la fine, solo di tanto in tanto qualche paesino con poche decine di abitanti.                  
In serata arriviamo a  Sheridan e l’indomani visitiamo, nella riserva dei Crow, nel Montana, il Little Bighorn Battlefield dove i gloriosi indiani Lakota e Cheyenne, guidati da Cavallo Pazzo e Toro Seduto, col preciso scopo di preservare il loro mondo, sconfissero il Settimo Reggimento di Cavalleria guidato da Custer: una delle più famose battaglie della storia americana. Un luogo commemorativo di tutti i caduti che spinge ad una personale riflessione sull’evento storico e sul problema dell’espansione territoriale: culture diverse devono sempre incontrarsi e dialogare per costruire un futuro migliore e per comprendere meglio il loro passato. Il silenzio è d’obbligo davanti a queste lapidi sparse nella prateria, ma basta chiudere gli occhi e si rivive quel massacro. Colpisce e commuove il Memorial ai cavalli, abbattuti in quello scontro, fedeli compagni dei combattenti: un omaggio doveroso che onora solo chi l’ha voluto.                        

La nostra prossima sosta è Billings, un’attraente cittadina del West americano, sulle sponde dello Yellowstone River e da qui, l’indomani mattina, andiamo a Lowel, nel Bighorn Canyon, attraverso interminabili distese desertiche: in lontananza il rosso delle montagne colora il nostro orizzonte. Qui la strada sale velocemente e i tre overlooks ci portano a contatto con le tre facce del Canyon, un panorama mozzafiato: la natura ha dato il meglio di sé. Un vero eden terrestre dove il cuore batte…batte a ritmi frenetici e ci si sente piccoli…piccoli. Sento la nonna che esclama con voce tremante: mi sembra di essere in Arizona, nel Gran Canyon del Colorado, ragazzi, vi ricordate, son passati tre anni…  
Scopro così che io non c’ero, non ero ancora stato programmato: voglio andarci al più presto, sento che sarò un grande avventuriero.
C’è un’assoluta quiete intorno a noi, è un luogo di rigenerazione spirituale firmato dalla Natura, un’artista che non conosce rivali. Il vento trasporta l’odore del deserto e il blu brillante del lago contrasta con la cornice bianca e rossa del Canyon.             
Pranziamo in riva al Bighorn Lake, circondato da splendide formazioni rocciose, ed è proprio qui, a metà viaggio, che facciamo un resoconto della nostra avventura. Di me si parla poco: in fondo, ho fatto il bravo, ho mangiato e non ho creato grossi problemi, sono stato coccolato e preso in braccio ad ogni mio piccolo strillo. Questa è la vita che fa per me. Ricordiamo, tra fragorose risate, quelle impronte digitali della nonna che, all’ingresso agli USA, ci hanno fatto tribolare per un bel po’ di tempo: abbiamo rischiato di perdere l’aereo per Denver. E poi il babbo che l’ha fatta proprio grossa: ha preso, in un parco, la prima multa della sua vita per eccesso di velocità. Il ranger ha fatto il suo dovere, ma alla fine sembrava quasi dispiaciuto: è la legge. Che ridere! Nonno e babbo giurano che non metteranno mai più piede negli States, ma mamma e nonna si guardano negli occhi convinte che ciò non sarà sicuramente vero. Chi entra negli USA subisce un fascino irresistibile e ritornerà… si sentirà attratto dal canto di una sirena alla quale è impossibile sottrarsi.                         

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