Usa 2012: leggi il diario

Ripartiamo alla volta di Cody, la città di Buffalo Bill, il leggendario personaggio dell’epopea western. La nostra prima sosta la facciamo alla Old Train Town, la città costruita rimontando edifici originali: una ventina di casette di legno con gli arredi del vecchio West.

C’è la banca, il saloon,…, una scuola dove anche qui faccio lo scolaretto indisciplinato e la nonna si  veste, ancora una volta, da prof. Numerose le carrozze all’aperto: c’è proprio tutto tranne gli abitanti che vivono nella fantasia di ognuno di noi. Veniamo catapultati nel tempo tra banditi che assaltano le diligenze, tra ladri di cavalli e pistoleri dal facile grilletto: ecco un cow-boy polveroso che, nel saloon, gioca a poker e cerca sollievo nel whisky e si lascia intrattenere da qualche donna di facili costumi.   
L’indomani visitiamo il Museo di Buffalo Bill, l’impavido e coraggioso avventuriero del Vecchio West che, meglio di qualunque altro, ha incarnato il mito dell’uomo romantico di frontiera. E’ unico nel suo genere e ospita una notevole collezione di cimeli western e un’infinità di materiale sull’avventurosa vita di Buffalo Bill e sulla suggestiva vita degli indiani della prateria. Pranziamo al ristorante dell’hotel Irma, fondato da Cody Bill, dove ci sono ancora gli arredi ottocenteschi e nel pomeriggio assistiamo, davanti a questo hotel, ad una curiosa rappresentazione in costume con finte rapine, sparatorie con relativi morti e naturalmente con la partecipazione di Buffalo Bill: identico a quello del museo. Finalmente il rodeo dove io ho fatto le bizze anche se ho gradito tanto le prove di abilità con il lazo e le gare  intorno ai barili.     

Domani è un altro giorno: partiamo presto, ci aspetta lo Yellowstone per regalarci i suoi tesori naturalistici. Facciamo prima, comunque, una sosta al Buffalo Bill Dam sul Shoshone River dove la mastodontica diga e le spettacolari montagne dominano il paesaggio: intagliato nella roccia si può scorgere un vecchio leone avvolto in un mantello che sembra controllare la zona. Costeggiamo il fiume e strane figure mitologiche sembrano consegnarci il pass per il nuovo paradiso: il consueto vecchio sembra seguirci, ci guida lungo il sentiero dove sporadiche guglie spuntano, come cattedrali, tra i pini. La nonna ama tanto osservare le formazioni rocciose che vengono modellate dal tempo e trasportano la sua mente lontana, in un mondo tutto suo senza confini e libero da pregiudizi. Agita la penna, vorrebbe sicuramente scrivere in una di queste pareti rocciose la sua gioia, gridare al mondo intero le sue emozioni, le emozioni di questo viaggio in cui il tempo sta scivolando via lasciando dentro ognuno di noi segni indelebili che ci daranno la carica per andare avanti e per affrontare gli alti e i bassi dello spread insieme ad altri problemi che la vita ci riserva: io, tra l’altro, devo essere pronto per il mio secondo anno al nido. Su nonna! Il mio sguardo e il mio sorriso sono una conferma che è bello vivere e godere delle bellezze del creato.    
Siamo nello Yellowstone, una sosta per la consueta foto all’ingresso al parco e via ad ammirare la natura che mette in scena i suoi spettacoli: percorreremo in questi giorni il gigantesco 8 delle sue strade. Oh che male all’anima! Davanti ai nostri occhi intere foreste di conifere bruciate dagli incendi naturali di fine anni 80, ma la natura si difende e i piccoli alberi sono pronti a sostituire quelli morti che saranno distrutti, col tempo, dagli organismi decompositori: un vecchio bisonte avanza dando la speranza di una nuova rinascita. Siamo in prossimità del Sylvan lake tra maestose montagne che sembrano trafiggere il blu del cielo: lo Yellowstone sta mettendo in scena uno spettacolo veramente unico.              

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