Usa 2012: leggi il diario

I  giorni nello Yellowstone ci regalano intense emozioni che è molto difficile descrivere. Visitiamo le Gibbons Falls, le cascate nastriformi e il Norris Geyser Basin, la zona più calda e sismica della zona dove il vapore sibillante e gli odori pungenti ci accompagnano per tutta l’escursione.

E’ un paesaggio arido  e alcalino dove alghe, piante e batteri hanno difficoltà a vivere, ma i colori sono ugualmente strabilianti anche per gli ossidi presenti nel terreno.                 

La nonna tra questi fumi dall’odore acre sta sicuramente esplorando un sentiero dalle aspre pendici dove avvolta da un inebriante profumo viene trasportata, ancora una volta, in mondi lontani. Anche se sono piccolino conosco questa adorabile nonna e so che ha i piedi ben saldi alla realtà: ama solo crogiolarsi tra svariate fantasticherie. La guardo come sempre e sembra dirmi: Simone è bello sognare, anche tu lo fai e lo farai, ma è ancora più bello risvegliarsi e osservare il mondo, la realtà con la mente ben ancorata al presente.    
L’ultimo giorno ci rechiamo all’entrata nord del parco, al Mammoth Hot Spring, tra immense praterie ricche di bisonti, che placidamente attraversano la strada, di alci, di cervi e di coyote: questo posto regala un senso di libertà infinita. Il Mammoth Hot Spring è un paesaggio surreale per le sue particolari terrazze bianche popolate da batteri multicolori che si sono create diverse migliaia di anni fa su una larga collina di travertino con i depositi delle acque ricche di carbonato di calcio. Sono sculture viventi dalle tonalità inimmaginabili  e dai nomi particolari che ne esaltano ancor di più la bellezza: Canary, Minerva, Cleopatra… A terra si formano dei disegni geometrici unici che, in alcuni tratti, sembrano cartine geografiche. C’è anche un maestoso elefante che fuma beatamente: sembra veramente il custode di questo immenso regno.            
Ritorniamo alla Lowel falls: la vogliamo osservare dall’alto e custodire per sempre dentro di noi quei colori, lungo le pendici del Canyon.
E’ sabato 25 agosto, quando lasciamo Yellowstone, il giorno in cui si festeggia il Natale per ricordare un lontano 25 agosto quando alcuni turisti rimasero bloccati, in seguito ad una abbondantissima nevicata, e qualcuno ebbe la felice idea di fare decorazioni e cene deliziose…

Non abbiamo avvistato orsi, ma quello che ci ha sorpreso di più è che dell’orso Yogi e del suo compare Bubu ai quali, qualche decennio fa, davano la caccia i rangers non c’è nessuna traccia: non rubano più i cestini da pic-nic ai turisti. Solo cartelli che invitano a stare attenti agli orsi, quelli veri: quelli dei cartoon sono morti e sepolti. Che delusione!              
Partiamo di buon’ora alla volta del Grand Teton Park però prima visitiamo gli ultimi geyser, quelli in riva e dentro il lago: femmine di alci ci danno l’ultimo saluto.                  
Siamo tutti un po’ tristi, ci guardiamo intorno con un’aria smarrita: quando si comincia ad assaporare il viaggio questo sta per finire. Lasciamo Yellowstone con la speranza di ritornarci e starci per un periodo più lungo: magari quando io sarò un po’ più grandicello.

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