Usa 2012: leggi il diario

Attraversiamo, ancora una volta, strade dritte tra immense e sconfinate praterie popolate solo da mucche e cavalli dove, di tanto in tanto, qualche ruscello affiora tra l’erba. S’intravedono delle rocce dalle forme a dir poco spettacolari: ecco la testa triangolare del crotalo dal morso fatale. Speriamo di non fare mai incontri ravvicinati di questo tipo. Intorno a noi il nulla, un nulla che affascina difficile da descrivere, un nulla che trasmette una pace sconfinata e che diventa rifugio per un’anima irrequieta e sempre insoddisfatta come quella della nonna. Tra queste distese ha, infatti, gli occhi chiusi e come sempre promette a se stessa di assaporare ogni attimo della vita, ogni essenza che essa regala e ogni gioia che dovrà cristallizzarsi tra i tesori della sua mente. Ora si, ne sono sicuro, è entrata nel vivo del viaggio: la sua anima vagante sta trovando la pace. Mi guarda e mi sorride amorevolmente. Oh, come vorrei tanto abbracciarla! 

Fort Laramie, vero santuario della storia del West, fu costruito in territorio indiano ed è il luogo che ha visto l’espansione verso ovest dei bianchi e la resistenza indiana all’invasione. All’interno, dove ci sono gli arredi e le suppellettili originali, sembra che il tempo si sia fermato: si respira, ancora oggi, l’atmosfera di quegli anni. Nel pomeriggio visitiamo un grande centro di ricerca sui mammuth, un sito paleontologico con scavi ancora in corso, nei pressi di Hot Springs, nel South Dakota, dove sono stati ritrovati resti di animali e piante intrappolati in  una dolina carsica. Anche qui ho un gran da fare e do spazio alla mia creatività: mi diverto un mondo  con dei telefoni, quelli che offrono dettagliate spiegazioni sul sito, e faccio dei piccoli scavi alla ricerca di qualche reperto. Mamma e nonna mi vengono dietro: sono proprio disperate. E’ il 14 agosto, il compleanno della mia mamma: auguri dolce mammina. Stasera voglio festeggiare anch’io: hamburger e patatine fritte, una vera apoteosi del piacere. Chi l’avrebbe mai detto? Mi sento un vero americano: sarà difficile ritornare ai menù della quotidianità. Si riparte in macchina, attraversiamo ancora distese pianeggianti ricche di bufali e di antilopi allo stato brado. Ci fermiamo al Four Mile Old West Town, una cittadina del Vecchio West: una passeggiata nei tempi che furono attraverso originali edifici. Oltre al saloon, davanti al quale è facile immaginare sparatorie e scene di duelli tra pistoleri, c’è la posta, la chiesa,…, la banca, la scuola. Osservo la nonna: entra in classe, si siede in cattedra e guarda attonita i suoi bravissimi studenti. Che classe! Che silenzio! Che prof!

 A 37 Km da Hot Spring,  tra le colline sacre agli indiani, s’innalza la statua dedicata a Cavallo Pazzo, il leggendario capo di una tribù dei Sioux, simbolo dell’orgoglio indiano che sterminò, con Nuvola Rossa e Toro Seduto, Custer e i suoi uomini nella battaglia di Little Big Horn: un’icona come Garibaldi e Che Guevara.              
Sarà la scultura più grande del mondo, una volta completata, e raffigurerà Crazy Horse in sella al suo destriero col dito puntato verso la sua terra: un grande riscatto per i nativi d’America. Quella faccia sulla montagna e il prototipo in gesso della gigantesca scultura trasmettono anche a noi timore e reverenza. Ogni popolo ha diritto alla sua libertà e deve onorare e rispettare sempre la memoria di quegli eroi che con il loro coraggio hanno dato, in ogni paese, un contributo notevole al cambiamento della storia. Questi sono gli uomini che hanno portato avanti speranze, per la difesa dei diritti civili, che vanno al di là della morte.  

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