Era il 9 Ottobre del 1963 quando una frana fece esondare la diga del Vajont, il torrente che confluisce nel Piave.
Visitare questo luogo della memoria dove trovarono la morte oltre duemila persone mi fa sentire quasi parte integrante di quella comunità. Ero piccola allora, ma le immagini televisive di quella diga, miracolosamente rimasta intatta, hanno lasciato un segno indelebile nella mia memoria. Una sosta che fa riflettere…una sciagura preannunciata…la diga della vergogna umana. Nel silenzio che regna in questa valle, sembra sentire il Piave che mormora e che piange ancora una volta i suoi morti.
Nell’Alta Badia, una delle zone più belle delle Dolomiti, trascorriamo una settimana. Da La Villa, sede della nostra base notturna, attraversiamo incantevoli e fioriti paesini incastonati tra le suggestive cime delle Dolomiti e ci avventuriamo in innumerevoli escursioni con seggiovie e a piedi. Queste sublimi bellezze e l’unicità paesaggistica non si possono descrivere: l’uomo appare piccolo davanti a un orizzonte così vasto di una natura che è sede dell’incommensurabile.
La nostra prima escursione ci porta al rifugio Santa Croce, uno dei rifugi più antichi della Badia. Che fatica la salita! Le gambe tremano, ma il mio cuore ride. A contatto con la natura incontaminata mi capita spesso di sentirmi come il viandante di Friedrich su un mare di nebbia: la natura è grande ed io mi sento sola e insicura. Queste sensazioni, per fortuna durano poco: basta guardare una parete rocciosa e ritrovo le forze. Intravedo il volto di un avo, impresso in una falesia, che mi dà quel coraggio che mi accompagnerà per tutto il viaggio.
Da Corvara che è il centro più grande della Val Badia raggiungiamo le cascate del Pisciadù la cui acqua precipita dalle ripide pareti del gruppo del Sella. Ci troviamo in un ambiente, dove rocce aspre e verdi prati formano un connubio perfetto: un abbraccio mozzafiato.
