Il diario del nostro viaggio in Vietnam e Cambogia

Baia di Halong

La baia di Halong, la baia del dragone che scende, è situata nella parte est del Vietnam in un’insenatura del golfo del Tonchino. Le tre ore di bus, fino all’imbarcadero, mi tengono incollata al finestrino a osservare il mondo circostante. Attraversiamo diversi villaggi dove le donne, con i loro cappelli a cono e con le caratteristiche ceste vendono frutta e verdura. Le piccole botteghe sono aperte: qui, nel Vietnam rurale, la vita sembra scorrere lentamente. Immense sono le distese di riso nei cui campi sono sparse singolarmente o a piccoli gruppi delle tombe. Ogni famiglia seppellisce i propri cari nei pressi della sua abitazione in modo che gli spiriti possano raggiungere facilmente il luogo in cui hanno vissuto. Il verde delle fantastiche risaie abbaglia i miei occhi. Le mondine sono all’opera e con i piedi a mollo raccolgono le piantine per poi trapiantarle. Intorno a noi motorini che trasportano di tutto: due sono stracolmi di oche.
Una riflessione è d’obbligo: chi viaggia deve solo osservare, ma non condannare e giudicare. La fortuna di viaggiare porta a un’apertura mentale, come dice Pierfranco, unica e incredibile. Solo così si potrà osservare il mondo con occhi diversi, avere nuove ragioni di vita, scoprire il significato della vera libertà e assaporare nuove percezioni.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenze” scriveva Dante nella sua Divina Commedia, dove sacralità e follia sembrano convergere.
La vita è un lampo. La conoscenza non ha né limiti e né età. Vale la pena di preparare i bagagli e ripartire.
Poco prima di mezzogiorno siamo al molo per imbarcarci su una giunca pronti a navigare tra le migliaia di isolotti calcarei dove il grande drago, inabissandosi nelle acque, secondo una legenda, scavò con la coda valli e crepacci.
Gli scenari naturalistici sono la mia passione: navigare in una baia, patrimonio dell’Unesco e annoverata tra le sette meraviglie del mondo, mi appaga. I faraglioni effettivamente sembrano tanti giganti buoni che riescono a risollevare il mio animo e ad annullare ogni pensiero nefasto. Avrò raggiunto il Nirvana? Fatto sta che la natura e le sue forme hanno su di me un effetto rilassante ed io, anche se per poco, mi isolo dal mondo e ritrovo me stessa in un clima di pace e serenità. Ritrovare se stessi, è uno dei viaggi più belli: un viaggio interiore che rende più saggi e più forti.
La nostra giunca di legno non è sola: le verdi acque di questa baia sono attraversate da tantissime imbarcazioni. Vorrei essere sola per assaporare ogni attimo di queste meraviglie. Ecco che su un’isoletta intravedo una casetta: sono pronta a rifugiarmi lì, a scappare dal mondo intero per potere ammirare, in solitudine, questo paradiso terrestre. Navigando, su un altro faraglione, intravedo un fuori strada e vorrei volare con esso da una parte all’altra. Oh Dio…mi sembra…un carro armato…no…in questo posto no…Madre Natura…no. Man mano che mi avvicino svanisce tutto: è solo una grotta e la ruota del carro armato è un innocuo albero.
La giunca procede a rilento tra i dentoni rocciosi al fine di poter godere di questi mitici scenari.
Facciamo un’escursione in una grotta carsica il cui soffitto sembra un enorme gelato. Stalattiti e stalagmiti assumono strane e bizzarre forme; con la fantasia intravedo: scimmie, pappagalli e le gambe di un uomo che fuoriescono dalle pareti della grotta pronto a scalare la sommità di essa. In alto scorgo il naso di Polifemo.
L’altra sosta è in una bianca spiaggia selvaggia dove io e Giovanni, come al solito, spinti da un’immane curiosità e da sfide personali saliamo ben 428 gradini piuttosto alti e raggiungiamo la cima dell’isoletta dove siamo accolti da una visione panoramica celestiale: dominiamo la baia dall’alto. Veniamo ricompensati egregiamente anche se le lacrime di gioia si mescolano con le gocce di sudore che inondano il nostro corpo.
La sera, dopo cena, saliamo sul ponte della nave: la baia acquista nuovi colori. E’ l’ora del tramonto e la luce dà, pian piano, posto alla penombra e poi all’oscurità. La baia non fa paura, non mi sento sola nel nulla: i suoi faraglioni sembrano avvolgermi e proteggermi dai mali del mondo. Vorrei rimanere in questo eden incontaminato.
Siamo stati fortunati, gli dei sono dalla nostra parte: le condizioni atmosferiche ci hanno regalato visioni veramente spettacolari.
L’indomani, prima di riprendere la navigazione, raggiungiamo con una barca una grotta che ci consente di entrare in un lago le cui pareti rocciose sembrano bisonti, maschere e altre strane forme che solo una mente libera e senza pregiudizi può scorgere. Un’oasi in un’altra oasi dove regna un silenzio assoluto quasi per non disturbare le scimmie che vi abitano e che, ovviamente, non si fanno vedere. Peccato! Facciamo il giro e andiamo via. Ci aspettano altri luoghi.

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