Oman: leggi il diario

L’indomani partiamo alla volta di Nizwa.
Ci fermiamo a Sinaw, al mercato del pesce dove ci aggiriamo tra i banchi di carne e di pesce come se volessimo fare anche noi degli acquisti cercando di essere molto discreti. C’è una marea di mosche, l’odore è lancinante, ma è uno spicchio di vita del posto.
A Jabrin visitiamo, tra i palmeti, un imponente castello costruito nel XVII dall’Iman Sultan bin Bil’Arab in un periodo di pace e di prosperità. In questa fortezza, luogo molto affascinante ricco di storia, regna un clima di cultura e di meditazione in quanto proprio qui, nel silenzio ovattato, si studiavano le scienze e la legge islamica. C’è un labirinto di stanze ricche di tappeti e cuscini colorati nelle cui pareti sono incisi versi del corano mentre raffinati dipinti floreali adornano il soffitto. Geniale l’uso del miele caldo dei datteri come arma di difesa per allontanare i nemici.

Imponente anche il castello preislamico di Balah, patrimonio dell’umanità, dove facciamo solo una sosta fotografica.
Ci accorgiamo di essere a Nizwa, l’antica capitale del paese, quando il paesaggio appare meno desertico e scorgiamo un’immensa oasi di palme di datteri. La città, situata ai piedi della montagna di Hajar, è, infatti, famosa per le sue svariate coltivazioni di datteri, le migliori dell’Oman, per cui è immancabile l’acquisto di alcune confezioni da portare a casa: un mix di sapori tipici del Medio Oriente. Nel tardo pomeriggio tutti al suq di Nizwa che è situato all’interno della città vecchia dove si respira un’atmosfera tra passato e presente. Circondato da mura con bellissimi portali, è ricco prevalentemente di terracotta e ceramiche. Curiosa la strada dei sarti, dove confezionano abiti tradizionali…basta aspettare e l’abito è fatto. Mi guardo intorno ed ho la sensazione che è il moderno che rincorre la storia.
E’ venerdì: ci aspetta il tradizionale e animatissimo mercato del bestiame. Nella piazzetta antistante al suq capre, mucche e dromedari vengono fatti sfilare accompagnati dal loro padrone, in dishdasha, in circolo per essere venduti ai migliori offerenti. Numerose sono le donne che partecipano in modo attivo alla compravendita. Hanno il volto coperto dalla caratteristica maschera nera beduina. Una cultura direi senza tempo…no comment…è la loro vita.
Sono una viaggiatrice molto accorta e rispettosa degli usi e costumi dei paesi che mi ospitano e pienamente consapevole che ognuno di noi vive in una sua dimensione. Non spetta al viaggiatore giudicare: ci si deve adeguare accettando le diversità. E’ proprio questo che ci arricchisce e ci fa diventare migliori. Il mondo è bello perché vario.
Sulla città troneggia un forte che sembra un enorme castello di sabbia: una fortezza che non è mai stata espugnata.
Veniamo accolti da un gruppo musicale maschile in costumi tipici che suona e canta melodie che riportano indietro nel tempo.
Saliamo sulla cima dell’altissima torre da dove ammiriamo la città con la sua moschea dalla cupola blu argentata e le numerose piantagioni di datteri. Mi sembra di vivere in una favola… all’esterno, in vari angoli le donne cucinano e mostrano antichi mestieri.

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