Malta: leggi il diario

Con un taxi raggiungiamo il nostro hotel situato tra la baia di St Julian’s e la Valletta, veramente molto confortevole; le scelte fatte su internet non deludono quasi mai. Dopo un po’ usciamo per cenare e facciamo una bella passeggiata: siamo a Gzira e di fronte a noi abbiamo Manoel Island; assaporiamo per qualche oretta la nuova fascinosa aria. L’indomani, come da programma preparato prima della partenza, con un bus raggiungiamo La Valletta descritta da Walter Scott come una città costruita da gentiluomini per gentiluomini. I bus maltesi sono vecchi ma molto caratteristici e ci si pone subito una domanda: come fanno a funzionare? Quando si entra si deve fare il biglietto direttamente dall’autista che dà il resto fino all’ultimo centesimo e se si vuole scendere si deve tirare una cordicella tesa in alto che comunica con una campanella veramente assordante con l’autista; sembra di essere su una nave e di soffrire il mal di mare a causa non solo dei continui traballamenti ma anche per l’eccessiva velocità.

Entriamo da City Gate, la porta principale d’ingresso, e imbocchiamo subito Republic Street, la via più animata della città; veniamo subito attratti dai tipici balconi maltesi di tradizione araba nati per consentire alle donne musulmane di osservare il mondo esterno senza essere viste. Sulla nostra destra c’è la Royal Opera House, il famoso teatro flagellato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e leggo, con piacere, sulla mia immancabile guida di turista fai da te che il nostro famoso architetto Renzo Piano la farà risorgere dalle ceneri come l’araba fenice.

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