Islanda: terra del fuoco e del ghiaccio

18 Agosto

 A prima mattina imbocchiamo alcuni sentieri, nei pressi del nostro hotel, che ci portano a dei piccoli crateri spenti ricoperti di muschio verde…sembrano tante conchiglie. L’unico segno vitale è rappresentato da una miriade di moscerini: sono innocui, ma molto fastidiosi. D’altra parte questo spiega perché il lago Myvatn, il quarto lago naturale dell’Islanda per estensione, è conosciuto anche con il nome di lago dei moscerini. La vista, dall’alto, sul lago è spettacolare.

Ripartiamo col nostro pullman e facciamo una sosta alla cascata ad arco degli dei: la cascata di Godafoss dove la storia si mescola con la leggenda. Venerato fin dai tempi più antichi questo anfiteatro di acqua era considerato sacro: nei tre getti principali gli antichi islandesi vedevano le sacre divinità germaniche. È da qui che, secondo la leggenda, i cristiani “gettarono” via gli dei Norreni. La cascata è tondeggiante, a forma di ferro di cavallo: è una Niagara in miniatura. In questa terra le cascate sono splendide compagne di viaggio e questa è una delle più scenografiche.

Si prosegue verso nord ovest, verso le verdi distese di Hunavatn, ricche di cavalli, dove i fiumi hanno plasmato il paesaggio che scorre placidamente verso il mare. Arriviamo ad Akureyri, la metropoli del nord. Situata tra montagne innevate che la proteggono dal vento, si trova sul fiordo più lungo d’ Islanda, l’ Eyjafjorour: siamo ad un tiro di schioppo dal circolo polare artico…a meno di cento chilometri. È la tipica cittadina islandese con le sue casette colorate e con alberi e giardini ben curati. Situata su una collina fa mostra di sé il principale tempio luterano della città, un vero capolavoro, in stile basaltico, degli anni 40 del secolo scorso. Originale il modellino di nave che pende dal soffitto simbolo delle offerte votive alle divinità affinché proteggano i pescatori

19 Agosto

Si parte… direzione fiordi occidentali, uno dei luoghi più belli ed isolati dell’Islanda. Questo è il punto in cui l’oceano incontra la montagna: un tripudio della natura. Questo entra nella costa anche per chilometri e sommerge le immense e antiche valli glaciali regalandoci paesaggi da “mille e una notte”. Dinnanzi a noi l’immensità dell’oceano, uno spazio sconfinato simbolo di libertà assoluta in cui ogni mente vaga, si arricchisce anche spiritualmente e ritrova speranza e voglia di vivere. Qui, lungo le coste dell’oceano Atlantico, incontriamo relitti di navi naufragate nel secolo scorso e si ha ancora la sensazione che il tempo abbia rallentato il suo corso. Non è possibile ammirare il faraglione basaltico a forma di drago che si abbevera nell’oceano: la strada è interrotta.

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