Islanda: terra del fuoco e del ghiaccio

16 agosto

Oggi attraversiamo tutto il sud dell’isola e ci dirigiamo verso est nel parco di Skaftafell, situato tra la costa sabbiosa e il lembo meridionale del più grande ghiacciaio europeo, il Vatnajokull, con le sue numerose lingue di ghiaccio che si spingono fino all’oceano e con i suoi vulcani attivi le cui eruzioni sciolgono i ghiacci e creano inondazioni glaciali. Non voglio essere ripetitiva ma questo paesaggio con i suoi rari villaggi, le montagne spoglie scolpite dal vento e dalla neve, i meravigliosi campi di lava e le condizioni meteo sempre mutevoli danno origine ad una desolata bellezza. Son convinta che anche un nativo islandese perderebbe facilmente il senso dell’orientamento.

Il momento clou della giornata è l’escursione al ghiacciaio: indescrivibili le sue bellezze e quella della sottostante laguna glaciale le cui acque blu ospitano iceberg, meravigliose sculture di ghiaccio. Scenari impagabili! Si viene trasportati in una dimensione surreale, in un paesaggio di quiete e pura fantasia dove l’io interiore trova enormi benefici. Questa laguna, fiore all’occhiello della natura islandese, si espande in continuazione per via dello scioglimento del ghiacciaio che, per l’innalzamento continuo della temperatura, si sta sensibilmente ritirando. Ed è qui, in questa laguna glaciale, che ci imbarchiamo su dei mezzi anfibi che, dalla terraferma, si tuffano in acqua e facciamo una spettacolare navigazione tra gli iceberg, questi enormi blocchi di ghiaccio che assumono forme strane e riflessi azzurri…ho intravisto un mastodontico coccodrillo.

La vicina spiaggia nera verso la quale navigano gli iceberg è chiamata spiaggia dei diamanti dove i blocchi di ghiaccio, dopo aver danzato e stazionato nella laguna, brillano al sole. Si muovono   lentamente, orgogliosi delle loro decorazioni nere legate ad antiche eruzioni vulcaniche, ed escono di scena, verso l’Atlantico, dove vengono levigati dalle onde.

Questa piccola e splendida isola, unica al mondo, dispersa nell’oceano tra la Groenlandia e le isole Faroe, trasmette una grande energia. Di fronte ad una natura così nuda e selvaggia l’essere umano si sente veramente piccolo e nello stesso tempo si sente parte di qualcosa di immenso e potente che rasenta l’incredibile. Avverto questa carica energetica e non vorrei abbandonare questo luogo, un luogo che fu set cinematografico di vari film anche con James Bond che sfreccia con la sua auto sulla laguna ghiacciata dando vita ad uno dei suoi rocamboleschi inseguimenti.

17 Agosto

Si riparte per nuove escursioni.

Finalmente ci stiamo riabituando a vivere spensieratamente, quest’avventura ci sta aiutando tanto…l’impatto con la pandemia è stato molto duro da vivere e da superare. Il Covid ci sembra un ricordo molto lontano e questa natura, in continuo cambiamento, ci fa il regalo più bello: ci stiamo riappropriando della nostra esistenza.

Andiamo verso nord verso Modrudalur, una zona totalmente desertica dove dei miscredenti sono convinti che sia stata girata la missione dell’Apollo XI: il falso allunaggio di Amstrong. In effetti sembra un paesaggio lunare, mi sembra di essere in un altro pianeta circondata da valli grigie e ghiaiose dove il vento imperversa inesorabilmente. La solitudine regna sovrana ma, non riesco a capire il perché, il paesaggio non mi sembra angosciante. Solitudine e silenzio aiutano certamente a smaltire le emozioni negative e a ritrovare se stessi. Sembra un miraggio quando giungiamo ad un insediamento agricolo, un vero avamposto…un’oasi nel deserto. È qui che sono state ambientate diverse saghe, alle quali gli islandesi sono molto legati, saghe che narrano di episodi risalenti all’epoca della colonizzazione.

Facciamo un giro tra le casette di legno col tetto di torba e visitiamo una chiesetta protestante bianca col tetto rosso. Come tutte le chiese luterane l’interno è spoglio in modo che i fedeli possano stabilire, senza distrazioni, un rapporto diretto con Dio. In questa cattedrale nel deserto veniamo attratti da un dolce profumino: stanno friggendo gli Astarpungar, delle frittelle sferiche morbidissime chiamate palle dell’amante. Buone!  Leggenda e cucina tradizionale si incontrano…non mi soffermo su questa scabrosa storia popolare e mi viene da dire: povero amante! Che fine avranno fatto i suoi attributi?

Proseguiamo ancora verso nord e giungiamo alla spettacolare cascata di Dettifoss, la maggiore d’ Europa, nascosta nel cuore di questa zona desertica. È chiamata la cascata dell’acqua che rovina per la sua potenza impressionante: l’acqua fangosa e plumbea, ricca di sedimenti glaciali, sprofonda nella gola e da vicino fa veramente paura. Queste acque provengono dal ghiacciaio Vatnajokull e, nel precipitare nel selvaggio canyon sottostante frutto di millenni di erosione, fanno vibrare le rocce laviche che producono suoni incredibili: il linguaggio di Madre Natura è sorprendente.

La prossima sosta la facciamo nella zona nord orientale, le pianure laviche che ospitano il lago Myvatn. È qui che si percepisce ancor di più che la terra è viva: il terreno sembra vibrare e l’acqua ribolle per l’incessante attività vulcanica. Sullo sfondo il vulcano Krafta nelle cui vicinanze sorgono stazioni geotermiche. Siamo circondati da meravigliose formazioni laviche, sculture orgoglio della natura, pseudo crateri e tantissimi moscerini che trovano terreno fertile in questo lago altamente eutrofico. Sembra di essere nel regno di Mordor, il regno immaginario di Tolkien, dove si stabilì Sauron, il mare oscuro.

Non amo questo genere di letteratura…il posto, tuttavia, non mi trasmette inquietudine. Un’esperienza unica e indescrivibile camminare nella fortezza oscura di Dimmuborgir, un labirinto di una miriade di formazioni laviche, ricco di “tenebrosi castelli” che risalgono a ben duemila anni fa. Ora capisco perché, nella mitologia islandese, si ritiene che, in questo luogo, scorrazzino elfi e troll e che vi siano passaggi segreti per gli inferi. Sarà veramente un legame tra il mondo terreno e l’aldilà? E poi ancora ad est del lago la distesa di Namaskard dove si trovano delle impressionanti solfatare ricche di colori vividi giallo e ocra che sembrano graffiare la terra e dove l’aria è impregnata da vapore solfureo. È detta, secondo una leggenda islandese, la “cucina del diavolo” dove la moglie di Lucifero è sempre intenta a cucinare manicaretti per il suo amato. In questa terra che sbuffa si prende, effettivamente, coscienza dell’incessante forza sotterranea e del fatto che andiamo alla deriva sulle rocce semiliquide del mantello terrestre. Mi guardo intorno e non posso credere che l’inferno possa essere così bello e colorato.

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