Perù: leggi il diario

Fin dalla notte dei tempi l’uomo invasore ha cercato sempre di annullare le culture che l’hanno preceduto e di sopprimerne la memoria; i conquistatores spagnoli con ogni mezzo hanno cercato di estirpare “l’idolatria pagana” ma, malgrado tutto, gli indios sono riusciti a conservare le loro tradizioni di origine precolombiana e a preservare, in parte, la loro identità anche se dilaga sempre di più quel sincretismo conciliatore tra cattolicesimo e religione nativa.
Le mura della fortezza sono zigzaganti, alcune rocce sono alte anche alcuni metri e sono incastrate una sull’altra con una precisione impressionante. Da qui ammiriamo un meraviglioso panorama sulla città sacra e mi chiedo: come è possibile che gli spagnoli abbiano distrutto una civiltà con delle fortezze a dir poco inespugnabili? Il mistero si infittisce e affascina sempre di più.


Raggiungiamo subito dopo Q’enko, situato su uno sperone calcareo, un luogo religioso dedicato ai riti funerari, ai sacrifici e forse anche alle osservazioni astronomiche. Attraversiamo dei tunnel e, in delle grotte, la nostra guida ci mostra alcuni basamenti di pietra dove avvenivano i processi di mummificazione e delle nicchie dove venivano collocati idoli e oggetti usati duranti i riti. Ci spostiamo dopo qualche ora e ci fermiamo a Lanlacuyo, attraversiamo strette fessure per raggiungere i luoghi dei sacrifici degli animali usati ancora oggi dagli sciamani per i loro esorcismi. Qui bevono, masticano coca  e compiono atti liberatori di purificazione in onore della Madre Terra per allontanare il male e per distribuire, ai partecipanti ai riti, una certa carica energetica; durante questi viaggi sciamanici viene ricordato il profondo legame di ogni essere con il cielo e con la terra  e vengono preparati, inoltre, i “despacho” che, dopo aver assorbito le negatività, vengono bruciati.
Alla sosta pranzo beviamo il matè de coca, la pianta sacra nella cultura andina, per vincere, dietro suggerimento di Maria Antonietta, l’affaticamento dovuto all’altitudine che si comincia a sentire. Cari lettori, non vi scandalizzate è un’innocua bevanda che non ha nulla a che fare con la vera cocaina; alcuni di noi masticano anche qualche foglia di coca ed intravedo, divertita, delle facce veramente disgustate. Infine beviamo il pisco-sour, il cocktail peruviano più noto a base di pisco, limone, zucchero e albume d’uovo montato a neve dal gusto veramente gradevole. Ci dirigiamo verso Cusco e attraversiamo un villaggio in festa con gente dai vivaci costumi e ricco di banchetti pieni di cibi tipici. Le casette, fatte quasi tutte di mattoni di fango, hanno sui tetti i toritos, coppie di tori di terracotta portafortuna.
Nel pomeriggio visitiamo i rioni storici della città di Cusco, l’ombelico del mondo. Rimaniamo affascinati dalla meravigliosa atmosfera che vi si respira e dagli splendidi edifici coloniali costruiti sulle fondamenta degli Incas. Ci dirigiamo verso il cuore della città, a plaza de Armas, con la sua maestosa cattedrale in stile rinascimentale il cui interno barocco è di uno splendore indescrivibile. Subito dopo raggiungiamo il convento di Santo Domingo con il ben visibile muro inca, a fianco della chiesa barocca, che sorge sulle fondamenta del tempio del Dio Sole, nelle cui terrazze c’erano tantissime statue d’oro e d’argento che furono saccheggiate dal popolo invasore. La civiltà andina e quella coloniale, in questi sacri luoghi, si sono fuse e nessuno li potrà mai più scindere.

III giorno
Raggiungiamo Tambomachay il cui punto focale è rappresentato dalle fontane dell’eterna giovinezza e della purificazione nelle cui vicinanze venivano praticate arti magiche. Tutto lascia però pensare che questo è stato un luogo di riposo: un vero centro termale meticcio. Subito dopo ci rechiamo a Puka Pukara, il forte rosso, un’enorme struttura che domina la valle di Cusco e camminiamo tra le sue rocce ferrose: una fortezza militare con delle vere e proprie postazioni di guardia.

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