Egitto: leggi il diario

L’ indomani  mattina visita della cittadella e delle due moschee una vicina all’altra situate a el-Qala. Per prima entriamo nella moschea di Muhammad Ali la cui costruzione iniziò intorno al 1200 per difendere la città dagli attacchi dei crociati. E’ di dimensioni gigantesche, i sottili minareti e le cupole ricordano la Moschea blu di Instanbul. Dopo avere attraversato il cortile per le abluzioni entriamo a piedi nudi nella sala delle preghiere ricoperta da splendidi tappeti rossi e veniamo subito attratti dai colori vivaci degli stucchi, dalle verdi cupole da dove piovono delle lunghissime catene con centinaia di lampade di cristallo. Entriamo poi nella moschea di Muhammad  en-Nasir, autentico monumento mamelucco dai colorati minareti, considerata un vero gioiello dell’architettura islamica  dove ci sono colonne che provengono da templi greco-romani, egizi e bizantini.


Mentre si ritorna all’appuntamento con il nostro pullman, visto che ancora c’è un po’ di tempo a disposizione ci allontaniamo dal gruppo ed entriamo in un caffè moresco per sorseggiare un the alla menta e fare qualche tirata al narghilè  mentre il muezzin chiama alla preghiera. Momenti di riflessione e un pensiero: musulmani e cristiani possano convivere amichevolmente in un clima fraterno di dialogo.

In mattinata partenza in aereo per Luxor. All’arrivo trasferimento al molo ed imbarco a bordo della motonave miss Esadora. Nel pomeriggio visitiamo i templi di Luxor e Karnak situati ovviamente sulla riva orientale che raggiungiamo con una barca a motore; questi templi sono stati eretti durante la supremazia di Tebe, capitale del nuovo regno ed erano collegati tra loro da viali di sfingi il cui compito era quello di proteggere il faraone. Come dovevano essere un tempo grandiosi questi posti! Il tempio di Luxor al cui ingresso c’è un altissimo obelisco di granito rosa è stato costruito in onore della triade divina: Amon, padre di tutti gli dei, sua moglie Mut e suo figlio Khonsu. Era proprio qui che i faraoni andavano a rigenerarsi ovvero a rinnovare la loro energia vitale. Nel cortile ammiriamo tantissime colonne con i capitelli a papiro aperto che fanno riferimento al passaggio primordiale del Dio Sole nella valle del Nilo che porta la luce nel tempio che diventa simbolo dell’intero universo. Sia le colonne che le pareti di questo tempio raffigurano scene ricche di barche solari e decori con migliaia di geroglifici. Il secondo tempio, quello di Karnak, dove si accede attraverso un viale di sfingi dal corpo di leone e dalla testa di ariete, è una vera foresta di altissime colonne tutte ricoperte di geroglifici ed è qui, in prossimità del lago sacro, nei pressi della colossale statua di Ramesse II, che, su un basamento, c’è il più importante talismano egizio: lo scarabeo sacro, il Dio che dona la vita, il simbolo dell’autogenerazione. Questo posto non passa inosservato in quanto ognuno gira intorno all’amuleto per ben sette volte per avere benefici nella vita allontanando i pericoli e i nemici. Ci lasciamo travolgere da queste credenze egizie e all’uscita dal sito compriamo non solo svariati scarabei da regalare ai nostri amici ma anche la croce della vita chiamata anche croce del Nilo che gli dei, nelle incisioni egizie, portano tra le mani e la porgono agli uomini per dare loro la felicità, la salute e la fertilità.


La mattina successiva visitiamo Tebe con la sua valle dei re. Le tombe rupestri  sono scavate nella roccia e sono situate in una specie di canyon di pietra calcarea lungo una strada stretta e tortuosa, sono ben conservate e nell’interno offrono delle pareti dipinte con polvere di pietra ricoperta di cera d’api che narrano la vita quotidiana dell’antico Egitto e i viaggi celesti dei re. E’ qui che Carter scopri la tomba di Tutankhamon con i suoi tesori. La visita successiva riguarda il tempio funerario della regina Harshepsut, donna notevole che fu la personificazione femminile del ruolo maschile del faraone: Questa tomba è costruita a terrazze colonnate unite da lunghe scale, ai piedi di un anfiteatro naturale; nella camera principale nelle pareti vi sono raffigurate tantissime scene della regina con i copricapo reali e, a volte, con la barba finta che veniva esibita solo dai faraoni maschi. All’esterno non c’è più traccia del parco dove la regina aveva fatto piantare gli alberi somali d’incenso il cui profumo tanto amava. Si riparte e subito si fa una sosta alle colossali statue di Memmon che dominano la vallata: sembrano dei guardiani che custodiscono come la sfinge di Giza, dei sacri misteri. Si ritorna sulla nave ormeggiata in quarta fila e dopo qualche ora inizia la navigazione verso Esna dove oltrepassiamo la chiusa e continuiamo a fare rotta verso sud, verso Edfu.

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