Mi trovo in un vero paradiso tra spiagge dalla bianchissima sabbia dove, con la bassa marea, si può camminare sui fondali per centinaia di metri e raggiungere i vicini isolotti. Ci catapultiamo subito in spiaggia e conosciamo i primi beach boys che cercano disperatamente di venderci qualsiasi cosa. Sono dei bravi ragazzi, ma molto insistenti: l’Africa è anche questo.
Prima del pranzo nel Resort, il Seven Island, facciamo il giro dell’isola dell’amore la cui spiaggia a forma di cuore è di un bianco quasi accecante. La visita di Malindi, dopo aver attraversato strade sterrate e villaggi con capanne fatte di terra e sterco, rattrista. Mi ritrovo nella vera Africa, quella a cui darei il mio cuore, un’Africa che trasmette e dà tanto amore, quell’amore che noi occidentali non conosciamo. Faccio qualche foto con molta discrezione: le bimbe, in particolare, tendono a nascondersi dietro gli usci diroccati delle loro case. Il laboratorio artigianale del legno è all’aperto, sotto una tettoia. Qui gli artisti del legno, seduti a terra, scolpiscono e danno forma a dei semplici tronchetti di legno: sono molto solari, amano il loro lavoro.
Qui nel negozio, molto attrezzato, compriamo diversi oggetti, non badiamo a spese consapevoli che, parte del ricavato, sosterrà il vicino orfanotrofio. Dopo aver visitato la città vecchia e un cimitero islamico arriviamo sulle rive dell’oceano Indiano. Il vento spazza via ogni malinconia e ritrovo i pezzi del mio puzzle che avevo appena smarrito. Non ho la Wi-Fi… ho dimostrato a me stessa che senza connessione si vive anche meglio: si presta maggiore attenzione a quelli che sono i rumori di Madre Natura. E’ proprio vero il nuovo allunga il tempo e un viaggio avventuroso si vive più intensamente, ci fa dimenticare la quotidianità e risveglia facilmente quell’eterna giovinezza che c’è in noi.