India: leggi il diario

L’oriente affascina e andare in India è il sogno di una vita.

Avevo da poco letto un libro di Osho sull’amore e sulla ricchezza interiore, libro che mi era casualmente capitato tra le mani in una libreria di Firenze. Lo lessi tutto di un fiato e ne rimasi colpita per i pensieri sulla vita, su quella vita avventurosa di tutti quelli che continuano a visitare il pianeta e che danzano in esso. Cominciai subito dopo a documentarmi e mi resi conto che andare in India non sarebbe stato un viaggio come tutti gli altri ma un’esperienza di vita immensamente grande e indimenticabile tra culture, religioni e antiche tradizioni.
Partiamo così per l’India e atterriamo l’indomani, dopo otto interminabili ore di volo, a Delhi una delle più dinamiche città del mondo con ben tredici milioni di abitanti. In Hotel facciamo conoscenza con i nostri compagni di viaggio e dopo aver fatto uno spuntino veloce siamo pronti per la visita della città, una città molto suggestiva dove passato e futuro, ricchezza e povertà, religioso e profano si mescolano e si sintetizzano regalando al visitatore emozioni continue. Ci immergiamo subito con il pullman in un traffico assurdo che non ha rivali al mondo, nemmeno Bangkok, anche per quanto riguarda l’inquinamento che supera decisamente ogni soglia di guardia.

Intorno a noi moto con più persone, mucche, risciò, biciclette, camioncini e macchine che suonano continuamente i loro assordanti clacson: nessuno rispetta i segnali di precedenza e nessuno mantiene la distanza di sicurezza, tutti procedono all’insegna di un frenetico ritmo. La prima visita è il tempio Sikn Bangla Saheb bianco dalle cupole auree dove i fedeli entrano a piedi nudi dopo essersi lavati nella vasca sacra; in questo tempio che rappresenta La Mecca della religione Sikn assistiamo a tipiche cerimonie e cominciamo a percepire il profondo senso spirituale di questo popolo. A testimoniare la colonizzazione inglese ci sono gli edifici governativi ed ecco i due simboli della città: il Qutub Minar e la tomba di Humayum. Il minareto a cinque piani, detto torre della vittoria risale al 1200 e fu probabilmente costruito per il richiamo alla preghiera del muezzin. Ai suoi piedi la moschea più antica di Delhi nel cui patio c’è una colonna intorno alla quale facciamo un giro propiziatorio per realizzare, come vuole la leggenda, i nostri desideri. La tomba di Humayum è un mausoleo tipico esempio di architettura islamica indiana con i suoi giardini arabeschi; Le pareti rosse arcuate danno origine a giochi decorativi che incantano la nostra vista, all’interno c’è la pietra tombale del sultano moghul. Questa costruzione ha ispirato, come ci riferisce la nostra guida, la costruzione del Taj Mahal di Agra. All’uscita del mausoleo ci addentriamo in una vera e propria medina ed entriamo a far parte di una dimensione unica e magica: persone con abiti tradizionali, botteghe di vettovaglie varie e venditori di fiori, incensi e dolcetti offrono uno scenario incantato ed io con la mia macchina fotografica cerco di rubare qualche scena di vita quotidiana e qualche abbigliamento caratteristico.

L’indomani andiamo nel cuore della vecchia città per visitare il celeberrimo forte rosso del XVII secolo con le sue altissime mura di cinta: una vera e propria cittadella concepita come una riproduzione sulla terra del paradiso descritto nel Corano. Gli indiani sono molto legati a questo posto che ricorda non solo la gloria moghul ma anche un evento storico molto importante: è da queste mura che il Pandit Nerhu annunciò l’indipendenza dell’India ed è dal 1947 che il tricolore indiano sventola in cima alla porta principale del forte. La nostra escursione prosegue con la visita della moschea Jama Masjid, la più grande dell’India che può ospitare fino a 20000 fedeli. Questo è un imponente edificio con quattro torri e due minareti; nell’interno c’è un’enorme cortile con una pavimentazione rossa e con una grande vasca di marmo dove i fedeli fanno le abluzioni e si purificano prima della preghiera.

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