Usa 2009: leggi il diario

Nella tarda mattinata partiamo alla volta di Page, in Arizona, per poi raggiungere Antelope Canyon. Attraversiamo praterie semidesertiche e ammiriamo enormi falesie a picco sul lago Pawel: l’uomo ha costruito la diga sul Colorado e con essa ha dato origine ad un paesaggio maestoso, una delle poche volte in cui il suo intervento ha modificato in positivo l’ambiente. Page sorge in cima a Manson Mesa, un altopiano desertico dove si sta veramente bene: finalmente 26 gradi di temperatura, un’oasi fresca in un deserto roccioso. Secondo gli indiani questo posto, che evoca narrazioni bibliche, era il rifugio degli spiriti per cui era un luogo evitato dagli uomini, un posto dove anche gli alberi morivano per la paura. Dopo aver visitato la diga giungiamo a Horseshoe Bend Page dove la natura ci offre uno spettacolo a dir poco disarmante; dopo una passeggiata di mezz’ora ecco una scogliera a strapiombo e guardando nel vuoto, meglio sdraiati, si vede il fiume Colorado che disegna un collo d’oca, girando attorno ad un isolotto. Che paura! Ma ne vale veramente la pena. Ci arrampichiamo a stento su qualche piccolo promontorio per qualche foto da brivido. La sera mi rendo conto che la storia degli indiani, il buio del lago mi mette un po’ di tristezza che va subito via pensando al canyon sotterraneo del giorno dopo.

L’indomani partiamo alla volta di Antelope Canyon e visitiamo per prima l’Upper Antelope dove giungiamo a bordo di un pick-up attraverso una pista sabbiosa e sterrata, accompagnati da una guida navajo che è una diretta discendente della pastorella che scoprì per prima il canyon, nei primi anni del novecento, che all’inizio veniva utilizzato solo per riti sacri; l’entrata, a fessura, dà l’idea di un violento colpo di sciabola e man mano che si entra ci si trova di fronte a delle bellezze surreali e inquietanti: un vero mondo fantastico e tranquillo fatto di pietra arenaria rossa scolpita da una mano misteriosa che ha tracciato delle onde rocciose, dimostrando di avere un gran senso artistico: sembra di osservare tante tele mosse dal vento i cui colori cambiano in ogni istante, un vero investimento per gli occhi e per l’anima. La magia di questo posto è dovuta alla luce del sole che penetra e modifica di continuo l’ambiente, creando dei coni luminosi che sono veramente surreali. Subito dopo raggiungiamo la Lower Antelope ed entriamo nel canyon attraverso una piccola fessura: sembra una vera e propria discesa negli inferi, il cuore batte, si riesce a stento a passare dagli stretti corridoi ma si rimane ben presto incantati dalla sinuosità delle rocce, un nuovo mondo surreale formato da tanti archi e spirali modellati dalla sabbia trasportata dal vento e dalle piogge torrenziali che hanno portato con sé anche dei tronchi che sono incastrati tra le rocce. Si intravedono forme di vari animali: aquile, orsi e leoni che sembrano i veri abitanti di un mondo veramente occulto, ricco di luce e di ombre: come è mai possibile che le forze della natura abbiano creato un posto cosi spettacolare? I raggi del sole passano attraverso le fessure e colorano le pareti di un rosso-arancione creando effetti cromatici che è molto difficile descrivere. Quando esco da questi canyon ho la sensazione di essere uscita da un mondo abitato dagli spiriti degli indiani e di aver danzato con loro tra quelle onde sinuose.

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