Namibia: leggi il diario

11 agosto: Kalahari Desert
Il mio vero tour comincia oggi.  Partiamo in direzione sud – ovest alla volta del Kalahari Desert. Katia parla, parla, ma io non ascolto: osservo tutto ciò che mi circonda con strabiliante curiosità. Attraversiamo strade tortuose che sembrano portare agli inferi da dove sicuramente riuscirò ad evadere, redenta dal grande artista della natura che in questi luoghi, ricchi di diamanti e di uranio, ha lasciato impronte davvero soprannaturali. Siamo a Rehoboth, la cittadina dalle colorate case, dove vivono i Baster appartenenti ad un’etnia di sangue misto orgogliosissima delle proprie origini.  Davanti a noi ancora immense distese brulle e una piccola tempesta di sabbia: ci troviamo in un mare infinito solcato da un’interminabile strada che ci porterà al Kalahari, il deserto arancione che ci regalerà intense emozioni con i suoi spettacoli naturali mai visti.Nel pomeriggio, con un fuoristrada, accompagnati da un ranger facciamo un’escursione nel Gondwana Kalahari Park dove ammiriamo i primi animali nei loro

 habitat naturali: gazzelle saltanti, struzzi, orici,…, e un gruppo di giraffe che ci osservano da lontano incuriosite. Termitai, autentici capolavori architettonici, e spettacolari nidi condominiali fanno da cornice a questa terra rossa da dove emergono arbusti nani e, come per miracolo, verdi alberi. E’ qui che c’è un sostanzioso gruppo di uova di struzzo, uova molto resistenti che riescono a reggere, senza problemi, il peso di un uomo. Povero struzzino! Quanto dovrà picchiare per rompere questa parete rocciosa!  

Questo è solo un primo assaggio delle forme di vita di questo deserto.Concludiamo la serata, dopo uno spettacolare tramonto, osservando le varie costellazioni che, nell’emisfero australe, assumono una colorazione e una luminosità particolare. Grande la mia sorpresa quando alzo, per la prima volta, gli occhi al cielo: è di un colore blu scuro, sembra un manto di velluto.  Ho la sensazione che il cielo è più vicino a noi. 
12 agosto: verso il Fish River Canyon 
Partiamo alla volta del Fish River Canyon, secondo per dimensioni solo al Gran Canyon dell’America del Nord: uno dei fenomeni geologici più spettacolari del continente africano.

Attraversiamo strade infinite nella desolata savana: qui davvero si ha l’idea dell’eternità, un mondo senza confini intorno a noi. Ci fermiamo per una piccola sosta e facciamo delle strane foto con noi distesi sulla strada: non cerchiamo inquadrature da professionisti, ma vogliamo far parte integrante del mondo che ci circonda, ricco di rovi e di aspri monti che, in lontananza, s’innalzano bruscamente dalle aride pianure.Riprendiamo il viaggio e, con una deviazione, facciamo un’escursione nella foresta degli alberi faretra, esemplari particolari della famiglia degli aloe: tronchetti della felicità con manie di grandezza. 

Tra le rocce e i cuscini di euforbia, dalla velenosa linfa, fanno capolino le procavie, simpatici roditori che al minimo rumore scappano via e non si lasciano fotografare. La tappa successiva al Giant’s Playground, un luogo inconsueto ricco di massi di roccia infusiva che sembrano sistemati dalle mani di giganti buoni. Qui, con gli occhi della fantasia mi sbizzarrisco: intravedo coccodrilli, leoni, tartarughe, uccelli nel loro nido, …, serpenti e, perché no anche tanti totem che troneggiano e controllano dall’alto. Ancora una volta: grazie Madre Natura!       
Arriviamo al lodge con i suoi bungalow che sono in perfetta sintonia con il mondo circostante. Prima di cena beviamo un drink, sotto un finto pepe, circondati dal nulla, ma in compagnia di uno spicchio di luna dormiente che culla e rafforza i legami affettivi, in questo lungo cammino di vita. 

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