Costa Rica: leggi il diario

Dopo alcuni giorni, attraversando strade dissestate, tra le montagne, arrivo ad Arenal dove l’imponente vulcano offre alla mia vista, con le sue colate laviche, panorami mozzafiato. E’ qui che, tra le esotiche piante e gli incantevoli fiori, trascorro momenti di estremo relax nelle incantevoli e suggestive terme di Tabacon alimentate dai vapori vulcanici.

Dopo qualche giorno riparto per la riserva faunistica di Cano Negro e attraverso il fiume Rio Frio faccio un’esperienza naturalistica indimenticabile: osservo piccole tartarughe marine che si avvicinano incuriosite, scimmie ragno e graziose scimmiette, le cappuccine, che saltano sulla barca e mostrano il loro temperamento vivace. Afferrano con molta disinvoltura le nostre banane e quando ci allontaniamo si esibiscono in un vero e proprio spettacolo circense: sembrano dei veri trapezisti, fanno enormi balzi dando l’impressione di volare tra gli alberi. E’ il loro affettuoso addio. Vedo ancora vari caimani distesi al sole, iguane che vanno alla ricerca di un posticino ben riscaldato e un coccodrillo che sembra, per fortuna, non essere infastidito dalla presenza della piccola imbarcazione in cui mi trovo: con le sue fauci spalancate è l’attore principale di un set cinematografico. Alla fine, forse stanco di essere al centro di cotanta attenzione, chiude la bocca e, per fortuna, si getta in acqua e sparisce tra le acque del rio.

L’indomani riparto per Monteverde dove le passeggiate tra i ponti sospesi mi fanno scorgere le cime di alberi altissimi e qui che ammiro delle meravigliose e variopinte farfalle tra cui quella azzurra che quando chiude le ali sembra un piccolo gufo: ottimo sistema di protezione dai predatori. Da monte verde raggiungo il parco nazionale Manuel Antonio nella regione del pacifico centrale dove rimango affascinata dalle lagune, dalle paludi di mangrovie popolate di granchi e dalle fantastiche spiagge tropicali dalla bianca sabbia che vengono divorate dal moto delle maree. La splendida baia è un vero monumento naturale in cui le acque sembrano baciare e accarezzare gli alberi sempreverdi.

Dopo passeggiate indimenticabili, anche qui, tra i tanti ponti sospesi giungo alla parte finale del mio viaggio. Una barca mi porta in una terra vergine, una vera arca di Noè: la penisola di Osa. Qui faccio diverse escursioni nel parco esotico e lussureggiante del Corcovado, patria di svariati ecosistemi ricchi di scimmie, coccodrilli, bradipi quasi invisibili, iguane, procioni che si avvicinano e mi guardano stupiti, tucani, colibrì e are macao dai colori smaglianti che fanno di tutto per non essere immortalate dalla mia macchina fotografica: forse non vogliono appartenere ad un mondo virtuale. Nel Corcovado, senza l’odiata tv e con i cellulari in disuso ho trascorso giorni intensi: ho fatto snorkeling esplorando un fantastico mondo subacqueo sottomarino tra la barriera corallina, visitato la deserta isola di Cano con le sue paradisiache spiagge dove le popolazioni precolombiane seppellivano i loro cari, passeggiato nei boschi piovosi tra cascate naturali e fatto incontri ravvicinati con diversi animali.

Questi habitat e questo cielo violaceo che precede un tramonto di quelli che non si dimenticano facilmente lasciano nel mio cuore dei segni indelebili e, quando parto per l’Italia, sono carica di ricche ed intense emozioni per le grandi avventure fluviali e terrestri vissute; un po’ del mio cuore è rimasto li, in questo paese cosi lontano e nello stesso tempo vicino che rimarrà sempre dentro di me e nessuno potrà portarmelo via. 

Posso dire di aver fatto il pieno di “natura” nella sua biodiversità.

                                                                                                         Betty Ranieri

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